Cannabis legale: THC e CBD

In questo periodo sta procedendo l’iter in Parlamento un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis o meglio per depenalizzare i reati previsti dalle normative vigenti.

Ed è in questo periodo che stanno aumentando in vari settori dalla cosmesi al tessile i prodotti a base di cannabis legale, cioè sostanze che pur derivando dalla canapa, non sono considerate stupefacenti dal momento che hanno un THC molto basso.

Cerchiamo allora di capire cosa intendiamo per THC e CBD due sigle che in questo ambito si incontrano sempre.

Cos’è il THC

THC è la sigla con la quale si identifica il tetracannabinolo, uno dei principi attivi presenti nella cannabis.

È particolarmente noto, perché è responsabile degli effetti psicotropi e psicoattivi di sostanze quali hashish e marijuana. Di conseguenza, una sostanza a elevato tasso di THC è, di fatti, uno stupefacente.

I derivati della canapa light sono legali perché contengono una quantità di THC inferiore ad una soglia ben precisa, stabilita per decreto dal Ministero della Salute prevista dalla Legge n. 242 del 2016 (Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa), entrata in vigore l’anno seguente.

La norma stabilisce che la canapa sativa L può essere coltivata e trasformata (anche) a scopi alimentari. Il decreto 4 novembre 2019 del Ministero della Salute è il dispositivo che fissa i limiti di THC ammessi negli alimenti derivati dalla canapa.

CBD:

CBD è l’acronimo del cannabidiolo. A differenza del THC, non provoca effetti psicoattivi e di conseguenza non viene considerato ‘pericoloso’ quanto il THC.

Il cannabidiolo, tra i suoi effetti ci sono quelli rilassanti ma è in grado di agire anche come antinfiammatorio e antidolorifico. Pertanto, può essere utilizzato per alleviare dolori di vario genere, ridurre le infiammazioni e migliorare la qualità del riposo.

I ‘farmaci’ a base di cannabidiolo estratto naturalmente dovranno essere approvati dall’AIFA e prescritti con ricetta.